La Compagnia Genio Pionieri “Tridentina” ha lasciato la sua
firma sulle pareti della chiesetta da tutti conosciuta come
“La Madonna del furto”.
Sulla mulattiera di Longères, lungo
il percorso che dal Rifugio Auronzo conduce
a Forcella Lavaredo, si incontra la chiesetta
dedicata a “Maria Ausiliatrice” ma da
tutti conosciuta come “Madonna del furto”,
realizzata dagli alpini italiani - con il concorso
dei genieri - nel 1916, sotto l'instancabile
guida del mitico Don Pietro Zangrando, per
ricordare i compagni caduti.
Perché “Madonna del furto” ? Perché
considerata la carenza di materie prime
tipica del periodo bellico, gli alpini, secondo
le abitudini del tempo, quando non si andava
troppo per il sottile ma si puntava dritti
all’obiettivo da conseguire, recuperarono il
materiale dove e come poterono e da lì il
nome.
Nell’estate del 1964 il Geometra
Silvio Monti, della sezione CAI di Auronzo,
interessò il Comando della Brigata Alpina
“Tridentina” per un concorso teso ad un
intervento manutentivo sulla chiesetta oramai
semidistrutta, che poi, a cose fatte,risultò una vera e propria opera di
“ricostruzione”. Il Comandante della compagnia
genio, l’allora Cap. Paolo Feniello,
mandò in distaccamento in zona il S.Ten.
Maurizio Morolli che iniziò i lavori a metà
agosto 1964 portandoli a termine quasi due
mesi dopo. La durata effettiva fu superiore
a quella preventivata per colpa delle condizioni
meteo generalmente avverse e che,
verso la fine dei lavori, avvolsero tutto in
una candida veste bianca, mettendo a dura
prova la determinazione del plotoncino di
genieri alpini addetto ai lavori e costringendo
a rinviare l’inaugurazione di qualche
giorno rispetto alla data stabilita.
Alla cerimonia, svoltasi il 13 ottobre,
hanno presenziato il Gen. Franco Andreis
e Monsignor Aldo Parisio, Cappellano
Capo del Cdo IV C.A.. Per il personale del
plotone distaccato, senza la rottura di scatole
del Comandante di compagnia (“parole
scritte testualmente dal Gen.C.A. Paolo
Feniello”), sono stati giorni felici, ma per ilS.Ten. Maurizio Morolli sono stati
addirittura “felicissimi”, poichè egli, al
Rif. Auronzo, a 2400 metri d’altezza,
ha incontrato l'amore della sua vita.
Senza ombra di dubbio il
Geom. Silvio Monti è stato di grande
aiuto, suggerendo frequentemente
particolari tecnici da mettere in atto e
materiali da utilizzare. Tuttavia, l'ingresso
in pietra rosa con arco acuto
goticheggiante è stato voluto proprio
dal Cap. Feniello in quanto gli sembrava
- a ragione - in particolare sintonia
con lo slancio verso il cielo di tutto
il teatro dolomitico circostante e nella
convinzione che quella forma, sia
pure nella modestia del manufatto,
invitasse più facilmente a rivolgere
una preghiera al Signore delle Cime.
Nelle immediate vicinanze
della chiesetta, tra le lapidi poste a
ricordo dei caduti in quella zona, ce
n’è anche una che porta scritto testualmente:
DI GIOVANNI BANESSA
Soldato del 2° Genio
La balda giovinezza qui si spense
alla Patria offerta
il 14 agosto 1915
PAOLO FENIELLO e LUCIANO SALERNO
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